14
novembre / 24 novembre 2008
Collettiva degli artistii:
Mario Barrotta, Stella D'Amico, Antonio De Chiara, Rita Lepore, Michele
Marciello, Antonio Pugliese, Martina Squillace, Florinda Laura Uttaro. "Esasperatismo: il Messaggio"
A cura di Adolfo
Giuliani
Presentazione: Domenico
Raio
|
|
Il messaggio dell'Esasperatismo
Con la nascita e il progressivo sviluppo del Movimento
dell’Esasperatismo, l’arte sta recuperando con decisione uno dei suoi ruoli
fondamentali che sembrava essersi smarrito nelle elucubrazioni di una critica che troppo
spesso ha sostenuto forme di espressione artistica fin troppo degenerate. Al punto 2.4 il
Manifesto parla appunto di “arte non più fruibile”, denunciando quelle
alterazioni che probabilmente sono anche alla base di quella spaccatura che si è creata
tra l’artista e il fruitore, e che probabilmente ha anche allontanato una consistente
fetta di pubblico dalle esposizioni d’arte. Se l’arte è comunicazione, per
giungere a sensibilizzare le coscienze, essa necessita di quel messaggio in mancanza del
quale l’esercizio pittorico o scultoreo, letterario o teatrale, si riduce ad un gesto
tecnico, magari dagli esiti estetici ammirevoli, ma sostanzialmente privo di un contenuto.
La scelta originaria di non vincolare l’opera esaspertista ad uno stile
predeterminato ha significato riversare la creatività dell’artista in massima parte
sul messaggio. Sì è venuta così a creare una sorta di letteratura figurativa che nelle
sue tematiche, sia pure nelle personalissime interpretazioni dei singoli artisti aderenti,
si riconduce sempre a quel messaggio di denuncia contenuto nel Manifesto del 2000. A quasi
dieci anni di distanza dalla fondazione dell’Esasperatismo, tuttavia, quel Manifesto
si è rivelato molto più di una denuncia fine a se stessa per affermarsi quale documento
storico dello stato delle cose sul nostro pianeta in un momento topico come poteva essere
l’avvento del nuovo millennio. In questo primo decennio di attività il punto 2.4 del
Manifesto dell’Esasperatismo è stato ispiratore di una rinnovata espressività
artistica che ha avuto il suo fondamento proprio nel messaggio. È il messaggio
dell’uomo artista lanciato all’uomo cittadino perché proprio attraverso il
contenuto dell’opera d’arte possa essere recuperata quella coscienza civica che
invece altre forme di comunicazione, come la televisione, hanno contribuito a smarrire
consistentemente. L’opera esasperatista si caratterizza dunque per la sua capacità
di stabilire una comunicazione continua con il suo fruitore. Il dipinto diventa uno
specchio della realtà che viviamo, ci riflette nei nostri animi e nelle nostre coscienze
di uomini, ci mostra nella nostra inadeguatezza ad affrontare come singoli le
problematiche che proprio per il nostro egoismo abbiamo sviluppato e che individualmente
non riusciremo mai a superare. Il messaggio esasperatista diventa dunque uno spunto
perché intorno a certe tematiche si riprenda a discutere riguardando certe questioni noi
tutti. A volte questo messaggio è immediato, altre volte è più celato, ma è sempre
autentico nei suoi contenuti, scevro da qualsiasi condizionamento o interessi perché non
potrebbe essere altrimenti. Tra le cause dell’insoddisfazione del “Vivere
quotidiano”, corrispondente al punto 2.1 del Manifesto dell’Esasperatismo,
possiamo inserire a giusto titolo anche la smisurata diffusione, a scopo propagandistico,
di messaggi sostanzialmente privi di contenuti che ha finito per distorcere negli uomini
quella nobile facoltà che è l’ascolto. Perché un messaggio possa sortire il suo
effetto, è, infatti, necessario che dall’emittente giunga a un ricevente. Quando
l’emittente artista lancia un messaggio vacuo, vacua sarà anche la risposta del
ricevente fruitore. Purtroppo è quello che è accaduto dal momento in cui nell’arte
sono state raggiunte forme di espressione non più comprensibili, sempre più dispersive e
confuse, e che hanno mandato in corto circuito il canale di comunicazione tra pittori e
osservatori allontanando una buona fetta di pubblico dalle mostre d’arte. Ogni opera
ha un’anima, quella che vi ha infuso l’autore, anche se non sempre
dell’animo dell’artista si tratta, ma di uno spirito chiamato a rappresentare
l’animo umano, con i suoi dolori, con le sue speranze, con i suoi sentimenti rispetto
all’universo in cui vive e al quale vuole lanciare un messaggio.
Nell’Esasperatismo quest’animo è stato infuso nell’icona del bidone e
attraverso le sue più diverse raffigurazioni si è voluto lanciare anche un nuovo
messaggio all’umanità.
Domenico Raio
giornalista e scrittore
|